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    E noi qui nel mezzo

    By matteo | March 1, 2005

    Si è dato, probabilmente nella stragrande maggioranza – in giro – la si dà ancora, una grande importanza al lavoro. Esagerata sino alla malattia, a volte. Oggi qualcosa comincia a cambiare. Non credo dipenda solo ed esclusivamente dalla ristretta cerchia di conoscenti che me lo dicono sempre più spesso. Casomai ci si tacci di esser mosche bianche e si giri il timone a favore del consueto vento. Non son convinto che l’uomo si realizzi nel lavoro, sicuramente non tutto, penso anzi proprio poco. Non lo sono mai stato, invero, oggi meno di sempre. Non perché e necessariamente a causa dei momenti bui che ora mi si presentan nell’attuale occupazione, diversi altri me lo dicono, quindi. Direi piuttosto per quanto si deve dare al lavoro e che esso non contraccambia. E non è una questione di denaro, lasciatelo stare là, quello. Forse sto sbagliando lavoro ma, allo stato attuale, non mi posso permetter altro, chiedo scusa (ma non è così, ahimè) e il panta continuamente rei. Anche il mio tempo, i miei giorni, le mie particelle di fegato se ne vanno, però. E’ l’importanza che, tutto attorno a te, vien data, la considerazione, il peso. Per il mio insignificante pensiero l’uomo è soprattutto altro: spirito (o anima o come lo chiami tu), mente, famiglia, relazioni, anche non necessariamente in quest’ordine e non per forza intesi gerarchicamente. Però la prima cosa che ti sbattono sul muso è il lavoro che fai (per non dire quello che porti a casa con esso). E quanto ti realizzi in e con esso (anche sul ‘realizzi’ si potrebbero scrivere cose). Se dovessi pensare ad uno slogan per la mia campagna direi “Lavorare meno, pensare di più”. E sarebbe un successo. O una cazzata. Me ne sto quindi qua, nel mezzo, tra lo scappare verso la montagna dei sogni e il gettarmi, obtortissimo collo, nel marasma del lavoro. Ma i miei principi (e l’ultimo rivolo di razionalità) mi negano la prima e il fegato non accetta la seconda. Sto qua, nel mezzo, ad aspettare di veder passare il mio cadavere (non ricordo, ma giurerei di averla letta da qualche altra parte).

    Topics: Si potrebbe dire outing | 2 Comments »

    2 Responses to “E noi qui nel mezzo”

    1. AdRiX Says:
      March 1st, 2005 at 3:40 am

      Proprio sullo stesso argomento feci un postillo di tenore direi opposto, citando Primo Levi(qui: http://yaub.splinder.com/1095883075#2988802). Non tanto sulla eccessiva pervasività del lavoro nella vita che lavoro non è, quanto sulla visione anche quella purtroppo ubiqua del lavoro come condanna, come sciatta sopravvivenza, come prerogativa dgli schiavi e non dei liberi.

      Penso che la visione dipenda proprio dal tipo di lavoro che ci si trova a fare, per che mi riguarda in certi momenti assomiglia a un gioco di enigmistica, e per questo mi piace.

      Poi, sono il primo a fantasticare di altre attività, raccoglier funghi o declamare antiche saghe protosarde nelle feste patronali.

    2. spiritum Says:
      March 1st, 2005 at 4:41 pm

      @Adrix: ti faccio da accompagnatore, anche con la chitarra, se metti su la cosa delle protosarde.