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    Dalla parte di Jerry …

    By matteo | May 9, 2003

    Dalla parte di Jerry

    Parto da diversi spunti di Onino e Granieri sulla blogsfera, nel tentativo di di dare un’ulteriore definizione di cosa può essere un blog. Scontato che è una definizione assolutamente personale, ci mancherebbe (sto, per caso, facendo outing senza saperlo?), ma ho l’ardire di pensare che potrebbe rispecchiare anche la posizione di altri.
    Parto da Granieri:
    […] Io innanzitutto ho un blog perchè ‘mi integra in un network’, e poi perchè mi riesce molto più facile ragionare e confrontarmi con gli altri attraverso questo strumento.

    Squonk, in un commento al succitato pezzo:
    Sono d’accordo, avere un blog (“essere” un blog) significa voler entrare in una comunità, ed esserne parte attiva. Ma avere un blog non è come andare allo stadio, od in piazza per una manifestazione, o al PalaMazda per un concerto. Ci mettiamo del nostro, riflessioni, sensazioni, pensieri, creatività. Siamo i co-protagonisti.

    La puntualizzazione di Squonk introduce il fattore “personale

    rispetto a quanto detto da Granieri: essere integrato in un network è

    sì importante ma per me prevale spesso lo strumento “blog”

    come forma di espressione personale. Dirò di più (l’hanno

    già detto altri in varie formule, ricordo solo quella di Leo che sosteneva

    che “tenere un blog rende migliori”) per me (per altri?) è

    un passo più in là, un potenziamento di quanto viene chiamato

    in psicologia “automonitoraggio” (riferito soprattutto alla pratica

    di tenere un diario). Scrivere, essere letti e commentati ha un effetto positivo

    non solo come forma di espressione e creatività ma proprio come modalità

    di automonitoraggio (il fatto di avere una certa costanza nello scrivere,

    l’impegno nella forma e nei contenuti, le ricerche…) e, nel contempo, di

    rapporto con altre persone (il tutto senza quelle che potrebbero

    essere le barriere/difficoltà che nel mondo reale sono dettate dalla

    paura del giudizio, la paura del tradimento e quant’altro regola i rapporti

    umani con gente che non si conosce). Chiaro poi che è determinante

    anche per me fare parte del network, partecipare alle discussioni, proporne

    altre, collaborare ad iniziative (anche collaborare a cose come l’Attizzatoio,

    per sempio) e tutto l’ambaradan che ne consegue.

    D’altra parte per quanto riguarda l’orrservazione di oggi di Onino:

    Penso che la blogosfera

    non debba essere trattata come un unicum o come un supersoggetto, ma che al

    suo interno convivano diverse e numerose volontà espressive. Sono convinto

    che alcune relazioni fra blogger siano più dense per diverse comunanze

    (di interessi, idee, vicinanza geografica…) e che dove questà densità

    raggiunge una certo livello si possa parlare di concentrazioni.

    Ecco,

    in queste concentrazioni mi piacerebbe meno puntinismo e volatilità.

    Cosa intendo per puntinismo e volatilità? Intendo che si producono

    molti post interessanti, su svariati argomenti, ma che raramente si sviluppa

    una discussione di cui tenere traccia. Più spesso sono urla gettate nella blogosfera e non dialoghi.
    Non noto un incremento di conoscenza.

    Credo che ci sia indubbiamente un elemento di conoscenza, per lo meno di auto-conoscenza,

    ogni volta che si scrive e si entra in contatto con le opinioni degli altrui

    commenti, la “conoscenza” della quale Onino parla mi pare più

    legata all’erudizione, all’approfondimento (magari è solo una questione

    terminologica e voleva proprio dire questo) e forse non la si può pretende

    dalla blogsfera in quanto tale ma più probabilmente portata sviluppata più da coloro che considerano il blog soprattutto nell’accezione di

    “integrazione in un network” mentre da un’impostazione come la mia

    penso sia chiaro che ci siano più che altro fenomeni di puntinismo

    e volatilità che altro. Ne consegue, direi, che è anche

    difficile instaurare quello che il buon Onino chiama “dialogo” e

    penso intenda un concatenamento coerente di post (altrimenti ritorniamo

    alla forumizzazione e all’inutile confusione dei due strumenti) proprio per

    le citate visioni differenti del bloggare stesso.

    Il titolo di quest post, infine, è per dire che approvo assolutamente

    quanto detto da Leo

    e che riassume, sicuramente meglio, la mia posizione circa il sentiero:

    […]Vi

    piaccia o no, le cose stanno così, per lo stesso motivo per cui i bambini tifano

    per Jerry e non per Tom, malgrado Jerry non sia che un ladruncolo un po’

    stronzetto, e Tom un povero diavolo che cerca di fare il suo mestiere. È

    ingiusto, ma è normale: ai bambini piacciono gli animali piccoli, vispi

    e birichini. Gli adulti, invece, odiano i topi, che sono sporchi, odiosi,

    portano le malattie, e la notte fanno fastidiosi rumori coi denti. Per cui,

    se vi capita di vedere un vecchio cartone, cercate di capire da che parte

    state: se ridete col topo o soffrite col gatto. Se siete passati dalla parte

    di Tom, siete diventati adulti. E non è grave, anzi, è giusto.

    Trovatevi un lavoro serio, procuratevi il veleno, fate pulizie regolari,

    comprate giornali seri, e smettetela di perdere tempo coi blog, che sono solo puttanate.

    Buona fortuna.


    Adesso sto meglio!

    Topics: Uncategorized | 3 Comments »

    3 Responses to “Dalla parte di Jerry …”

    1. onino Says:
      May 9th, 2003 at 8:06 pm

      (…continua da sopra)

      Delusione non riferita alla blogosfera nella sua totalità, ma proprio all’assenza di qualcosa che la potenzialità dello strumento permette, mi intriga e mi piace utilizzare e vedere utilizzata. Assenza di una sorta di complementarietà di altri blog che abbiano questo mio desiderio.

      E naturalmente mi metto sotto accusa io stesso (bonariamente, si intende), ne senso che è evidente che sia io a dover trovare, provare a lanciare quel dialogo costruttivo che cerco. E’ un sentiero che devo tracciare io, sperando che camminandovi incontri qualcuno, con il quale chiaccherare costruttivamente. Magari solo di teorie, magari costruendo qualcosa di tangibile.

      Reputerei, sia chiaro, un enorme perdita lo sparire del puntinsimo e della volatilità. Diciamo che vorrei più dialogo, ma non a scapito di altre forme di espressione.

      Del resto l’unica definizione che in passato diedi di blog era “concretizzazione di una volontà espressiva”.

      E non ho alcuna intenzione di mettere mano su volontà altrui.

      Sto semplicemente cercando di sviluppare la mia.

      OninO

    2. onino Says:
      May 9th, 2003 at 8:06 pm

      Per quanto riguarda la questione dell’autocoscienza sono pienamente d’accordo con te.

      Aggiungerei che questa autocoscienza si sviluppa in una maniera duplice:

      -tramite la lettura degli altri blog, quelli che ci danno maggiori stimoli, partono i nostri pensieri e si intrecciano.

      -tramite quanto scriviamo nel nostro blog, soprattutto in post non puramente informativi, ma maggiormente da tessitori, mettiamo la tela di fronte ai nostri occhi. Questo la rende più reale. in quello che tu dici “il fatto di avere una certa costanza nello scrivere, l’impegno nella forma e nei contenuti, le ricerche..” fa maturare e rendere meno volatile il nostro point of view, la nostra rete di connessioni mentali, la nostra mappa cognitiva espressa

      Quando parlo di costruire qualcosa, esprimo un mio desiderio e nel post a cui in un certo senso rispondi, esprimevo una mia parziale delusione del momento.

      (continua sotto….)

    3. utente anonimo Says:
      May 9th, 2003 at 11:04 pm

      Lo ammetto. Io tengo il gatto (non mi chiedere come si chiama, li confondo sempre ed ho già fatto gran brutta figura con mia figlia). Non so che farci. Temo che Leo abbia ragione, ma mi ostino a perdere tempo con una puttanata. Qualcuno la chiama dissociazione della personalità.